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"Licorice Pizza" di Paul Thomas Anderson

  Titolo: Licorice Pizza Un film di Paul Thomas Anderson con Alana Haim, Cooper Hoffman, Sean Penn, Tom Waits, Bradley Cooper, Benny Safdie, Maya Rudolph, Skyler Gisondo, John C. Reilly Genere: commedia, drammatico, sentimentale Durata:  133 min Anno:  2021 Voto: 5/5 ⭐ ⭐ ⭐ ⭐ ⭐ San Fernando Valley, 1973. Disarmata da dimostrazioni di inaspettata sicurezza e maturità da parte di un adolescente, l'annoiata assistente fotografa venticinquenne Alana Kane ( Alana Haim ) accetta - non senza riluttanza - di uscire a bere qualcosa con il divertito e divertente attore quindicenne Gary Valentine ( Cooper Hoffman ), suo insistente corteggiatore. Tra improbabili slanci imprenditoriali e bisticci per imprevisti e incomprensioni reciproche, l'insolita coppia si avventura per le strade pulsanti dell'immaginario californiano degli anni Settanta sempre in corsa contro il tempo, cercando di trovare il proprio percorso e scopo in un mondo sopra le righe. Ma sullo sfondo di eccentrici episodi d

"The Suicide Squad" di James Gunn

  

Titolo: The Suicide Squad

 Un film di James Gunn con Margot Robbie, Idris Elba, John Cena, Joel Kinnaman, Daniela Melchior, David Dastmalchian, Viola Davis, Peter Capaldi

 Genere: azione, fantascienza, commedia

Durata: 132 min

Anno: 2021

Voto: 4/5

⭐ ⭐ ⭐ ⭐

 

Delinquenti con poteri straordinari, cecchini d'elite divenuti serial killer spietati, creature animalesche assetate di sangue: questi sono solo alcuni identikit degli improbabili villain che periodicamente vengono reclutati da Amanda Waller (Viola Davis) nella prigione di massima sicurezza di Belle Reve per compiere missioni suicide in cambio di una riduzione della loro pena. Proprio dai risvolti quasi impossibili delle loro missioni nasce il nome del team capitanato dal colonnello Rick Flag (Joel Kinnaman) che ha come obiettivo la destituzione con ogni mezzo del nuovo dittatore sull'isola latina di Corto Maltese. In un'operazione in cui tutto è in gioco e ogni cosa è lecita, anche il minimo dettaglio può dare vita a un'avventura ad alto tasso adrenalinico: la squadra riuscirà a sopravvivere?

The Suicide Squad - Squadra

Trasporre sullo schermo storie infilmabili e personaggi improbabili deve essere stata la vocazione di James Gunn sin dai tempi della gavetta nella scuderia Troma, casa di produzione indipendente popolare per le sue scelte ardite nella messa in scena di storie che mescolano esuberanza, irriverenza da politicamente scorretto, nudità e splatter. A posteriori - ma non sarebbe dovuto essere difficile comprenderlo anche prima - è chiaro che solo un approccio di questo tipo poteva essere la chiave di lettura giusta per avvicinarsi alla narrazione delle avventure di un'accozzaglia di personaggi secondari, "villain da quattro soldi" di un universo supereroistico in cui la kalokagathia è più in forma che mai. Sì, qualche tentativo di introdurre aspetti cupi e moralmente controversi nell'universo esteso DC su schermo era già stato compiuto con Joker, film che, tuttavia, sin dalla sua ideazione era stato plasmato come una creatura a sè, una piacevole - e remunerativa sia in termini di incassi che di premi! - distrazione da un complesso e caotico progetto narrativo esteso sfuggito al controllo prima ancora di concretizzarsi.

Tuttavia, per comprendere davvero il bisogno di questa arma narrativa è stato necessario il disastro produttivo prima che artistico di Suicide Squad nel 2016. A 5 anni da quella che probabilmente è stata la prima vera catastrofe mediatica e non del DCEU arriva allora The Suicide Squad, con quell'articolo determinativo che anteposto al nome della squadra di strampalati protagonisti chiarisce subito che l'intento è quello di prendere le distanze dal passato, dichiarando che questa è la vera storia da seguire. Il progetto che all'apparenza poteva giocare facile con il confronto impossibile da perdere in realtà si configurava più rischioso che mai soprattutto per la presenza esplosiva di James Gunn alla regia e alla sceneggiatura - provate a contare quanti cinecomic vantano questi doppi ruoli. Il successo di Gunn con i Guardiani della Galassia poteva certamente essere una garanzia ma, con uno sguardo più attento, è chiaro che l'eventualità di un clone DC era dietro l'angolo. Il poliedrico regista statunitense, forte di un totale controllo sul lavoro, è riuscito a portare sullo schermo uno dei cinecomic più convincenti e soprattutto autentici degli ultimi dieci anni, aprendo le porte a nuove possibilità per il genere.

The Suicide Squad - Margot Robbie

Sì, è vero anche questo: il trucco del politicamente scorretto e dello splatter era già stato usato sul piccolo schermo con The Boys e l'ironia era già stata una componente di rilievo nei già citati Guardiani e nel più discusso Ant-Man. In entrambi i prodotti, tuttavia, questi ingredienti erano fini a loro stessi, semplici contorni da sfruttare (soprattutto) in fase di marketing. In questo film, invece, diventano componente vitale della storia, delle atmosfere - che forse peccano solo di una colonna sonora coinvolgente ma mai travolgente - e in particolare dei personaggi. Sono questi ultimi il cuore pulsante nella loro irriverente disperazione che strappa e riduce in brandelli convenzioni del genere come plot armor e necessità di integrità morale. La riuscita di questa nuova prospettiva è forse da individuare proprio in quei primi venti minuti in cui i personaggi principali nemmeno compaiono, in un prologo che chiarisce che in questo cinecomic tutto è concesso e che nessuna regola e convenzione è valida. Da questa fragilità deriva l'inevitabile e un po' scomoda empatia con i veri protagonisti, scorretti, spregevoli e talvolta brutti. Trova così finalmente il giusto trattamento l'Harley Quinn di Margot Robbie, mai così davvero compiuta, nemmeno in Birds of Prey, divenendo così testimonianza dell'incredibile capacità di Gunn nella direzione degli attori, soprattutto quando tra gli obiettivi si ha un cast così denso di grandi nomi in cui però brillano quelli di minor richiamo per il grande pubblico come Daniela Melchior e David Dastmalchian.

L'innegabile componente politica del film è sotto gli occhi di tutti ed è forse l'elemento su cui più si è concentrati parlando della pellicola, sia nel bene che nel male. Gunn introduce questo chiaro riferimento al ruolo degli Stati Uniti con astuzia e lucidità, giocando con contesti non propriamente facili perché lontani nel tempo e facendoli colloquiare anche con le public persona di alcuni componenti del cast. Questo elemento però alla fine lascia un po' di amaro in bocca perché non sferra davvero il colpo letale, tenendolo forse in serbo per un probabilissimo sequel oppure per equilibrare una narrazione che nasce come puro intrattenimento. Se si cerca un cinecomic politico, tittavia, la scelta deve ricadere sul gioiellino irripetibile di Watchmen di HBO. Gunn - e forse una DC finalmente consapevole - propongono invece un nuovo paradigma di cinecomic capace di unire più vocazioni senza che singoli componenti prendano il sopravvento, film in grado di unire riferimenti pop a Ghostbusters e alla filmografia kaiju con rimandi nemmeno troppo velati al mondo autoriale con New York Stories di Allen, inserendo tutto nella formula per definire i personaggi stessi attraverso un linguaggio metacinematografico. Attenzione, però, all'impronta lasciata da questo film, pecora nera di un periodo in cui ogni singolo film è al servizio di una strategia multimediale più ampia destinata ad appiattire vezzi e personalità in un unico prodotto sicuro da offrire al più ampio pubblico possibile: cosa resterà del DCEU? Perché continuare con una strategia da copia carbone della Marvel quando le singole parti della scuderia sembrano essere più vincenti del loro svilente insieme?

Con questi interrogativi sul futuro di un progetto narrativo pop che potrebbe dare un'alternativa concreta a Marvel e altri franchise epigoni, si arricchisce ulteriormente l'esperienza di The Suicide Squad che senza dubbio segna un punto di svolta per Warner Bros e DC, poste finalmente davanti a un bivio da cui dipende anche lo sviluppo della modalità di fruizione - ingordamente tentacolare oppure meditatamente esclusiva - di prodotti di intrattenimento.

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