SerialTeller
L'appuntamento di Stories. dedicato al piccolo schermo.
Netflix negli ultimi anni ha regalato piccoli gioiellini di thriller e fantascienza, serie tv che hanno saputo destreggiarsi con grande maestria tra le pieghe della pop culture recente e non solo. Non sempre, tuttavia, gli show di stampo drammatico hanno avuto il successo sperato. Meglio aggiungere anche: non sempre Netflix ha saputo riconoscerne il successo cancellandoli miseramente dopo poche puntate. E' il caso di quell'umile capolavoro del piccolo schermo che è
Seven Seconds, progetto nato con l'idea di creare una serie antologica ma chiuso dopo le dieci puntate della prima stagione. Lungo questa manciata di episodi, si seguono i passi della giovane quanto impreparata KJ Harper (
Clare-Hope Ashitey), avvocato alle prime armi e con una storia personale travagliata. Proprio a lei viene assegnato il caso della morte sospetta di un ragazzo afroamericano. Il luogo del delitto suggerisce che non si tratti semplicemente di un regolamento di conti tra gang: gli indizi sono contraddittori e, talvolta, fin troppo fortuiti. E' l'inizio di una battaglia legale - e non solo - all'interno di una società in cui pregiudizi e convinzioni alimentano arroganze e violenze in un sistema da cui è impossibile sfuggire.
A volte dalla finzione della narrativa si esige la presentazione di un esempio virtuoso, un suggerimento frutto di ideali e ottimismo. La realtà, tuttavia, non è così ed è molto più simile alla cruda e fredda verità di una scena del crimine all'ombra e alle spalle della Statua della Libertà. Il rosso del sangue in contrasto con la candida neve bianca è una delle immagini più potenti di questa stagione sul piccolo schermo.
E' difficile descrivere a parole le sensazioni legate alla visione di questa miniserie: puntata dopo puntata, la storia cattura, stringe in una morsa e sa come sferrare, al momento giusto, un terribile pugno nello stomaco. Ogni dettaglio è estremamente curato e ogni pedina in gioco viene posizionata correttamente in un pericoloso tabellone ricco di ingiustizie, imprevisti e ostacoli. Seven Seconds per tutta la sua durata è una bomba pronta ad esplodere, è uno show che, nei suoi toni modesti quasi umili, è tremendamente provocatorio, molto più di tanti altri prodotti che sventolano bandiere solo per cavalcare l'onda del momento. Questa serie, dedicata alla memoria di Jonathan Demme, è una storia di cui tutti hanno bisogno, per riflettere, per mettersi in discussione e per cambiare prospettiva anche sui piccoli gesti su cui non si posa mai lo sguardo.
Voto mini-serie: 9
Per saperne di più:
Caspita quindi immagino che abbia un finale aperto..mannaggia quando tagliano così le serie..
RispondiEliminaCara Fede, permettimi la parentesi: tanti auguri di Buon Natale!
Ciao Riccardo, grazie mille per gli auguri che ricambio anche per augurarti un buon 2019! Perdonami se rispondo solo ora ma purtroppo sembra che quest'anno gli imprevisti siano all'ordine del giorno. Per quanto riguarda Seven Seconds, invece, ti stupirò: ha un finale sì aperto ma giustamente aperto in modo da avere ancora più potere sullo spettatore con un duplice significato. Di grande effetto, credimi ;)
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