"Kill Me Please" di Olias Barco

Titolo: Kill Me Please

Un film di Olias Barco con Aurelien Recoing, Benoit Poelvoorde, Muriel Bersy, Nicolas Buysse

Genere: commedia

Durata: 95 min

Anno: 2010

Voto: 3,5/5

Una villa elegante e curata circondata dall'incontaminata campagna. Questo luogo è insospettabilmente l'ultimo lido di un insieme di personaggi diversissimi che si sono rivolti al dottor Kruger (Aurelien Recoing) per porre fine alla loro vita. Dietro alla controversa clinica, ostacolata dagli abitanti locali e poco compresa nelle sue dinamiche dagli stessi pazienti, si muove e sviluppa una convinzione, un pensiero frutto di anni di ricerche per cui il controllo e l'assistenza al suicidio sia il modo migliore per arginare questo diffuso fenomeno, garantendo un futuro differente alla società. Nei fatti, tuttavia, può accadere l'esatto opposto.

Fonte: Rotten Tomatoes

Mai avrei pensato di avvicinarmi ad un titolo come questo che, sin dalla confezione, appariva così lontano da ciò che cerco in un film. Bianco e nero dall'aria un po' presuntuosa, animo francese e una tematica tanto complessa quanto spesso affrontata banalmente. Ringrazio quindi Giuseppe de Il buio in sala che, con le sue impressioni, mi ha incuriosito, spingendomi a recuperare Kill Me Please di Olias Barco che, tra il 2010 e il 2012 ha entusiasmato e fatto discutere pubblico e critica di molti festival europei per poi scomparire silenziosamente dalla scena internazionale. 

Cinico, grottesco e tremendamente cupo nel suo humor. Il netto bianco e nero non fa altro che evidenziare la ricerca di un pensiero agli estremi, in cui è difficile conciliarsi con le mezze misure. Ogni personaggio, inizialmente composto e quasi distaccato dalla sua decisione, gradualmente rivelerà il proprio animo folle, irrazionale e eccessivo. Ognuno ha una sua ragione ma nessuno, forse, l'ha realmente messa in discussione da tutte le angolazioni. Barco poteva gestire questa convivenza "forzata" con scrupoli e facili sentimentalismi e, invece, va a fondo pungente e irriverente guidando lo spettatore con la calma e il controllo di un ottimo Recoing in un viaggio dal finale che vira prepotentemente - con qualche storta di naso - verso un'esplosione di violenza. Sì, forse manca un equilibrio e un ordine in tutto questo - il famoso "controllo" di Kruger -  ma resta affascinante come la prospettiva dell'inarrestabile desiderio di morte si ribalta portando ad un inossidabile desiderio di sopravvivenza. Meglio non aggiungere altro per non rovinare la sorpresa. Basta sapere che il film sa dove colpire stimolando discussioni e riflessioni ma senza imporre una posizione. E questo sì, non è semplice e va oltre una semplice vocazione irriverente.

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