Titolo: Sulla mia pelle
Un film di Alessio Cremonini con Alessandro Borghi, Max Tortora, Jasmine Trinca, Milvia Marigliano
Genere: drammatico
Durata: 100 min
Ambientazione: Italia
Anno: 2018
Voto: 3,5/5
15 ottobre 2009, Roma: il trentenne Stefano Cucchi (Alessandro Borghi) viene portato in caserma dopo che dei carabinieri in borghese lo sorprendono a passare ad un amico una bustina in cambio di soldi. Con la perquisizione vengono ritrovati alcune confezioni di hashish e cocaina. E' l'inizio di una settimana infernale, passata tra carcere e ospedale, che si concluderà con la morte di Stefano e il dramma di una famiglia che, dai quei giorni, cerca giustizia e verità.
Quando il cinema si avvicina a temi e ad episodi estremamente di attualità il risultato non sempre è soddisfacente. Alessio Cremonini corre questo rischio e prende il timone della regia e della sceneggiatura di Sulla mia pelle, film sul caso di Stefano Cucchi che, prima ancora della sua presentazione ufficiale all'ultima Mostra di Venezia, aveva fatto discutere stampa e web. Questo accade quando si affronta uno degli avvenimenti italiani più delicati degli ultimi anni, un evento che ha scosso opinione pubblica ma che tuttora non ha trovato chiarezza. Prodotta da Netflix, la pellicola in poco tempo è diventata un vero e proprio caso mediatico ma con che toni ha scelto? Ha scelto la strada più semplice oppure è stata coraggiosa fino in fondo?
Facile dire che questo film debba essere visto perchè può fare luce sulla verità, perchè può fare cambiare anche ai scettici più testardi. No, non è niente di tutto questo perchè sì, si tratta di un film coraggioso che non tutti avrebbero saputo portare a termine con questa sicurezza ma non è un lavoro che punta furbescamente a convincere lo spettatore. L'ultima fatica di Cremonini espone - a volte in modo fin troppo didascalico - i fatti nella loro naturale freddezza intiepidita solo dalle buone musiche di Mokadelic. I fatti, quelli noti a tutti ma mai veramente conosciuti, prendono vita con gli sguardi, le smorfie di dolore e le ferite di un Alessandro Borghi pauroso che conferma e supera ogni aspettativa portando sulle sue spalle l'intero film, riuscendo ad essere magnetico anche fuori scena. E' suo il volto e il corpo di un Cucchi solo, incapace di dialogare con qualsiasi voce, distrutto ma mai morbosamente mostrato nei momenti oggetto di processi. Ai titoli di coda ognuno è libero di riflettere nel modo che preferisce, soffermandosi sulla realtà di un'ennesima morte in carcere, una delle 176 del 2009. Sicuramente però, nessuno potrà più distogliere lo sguardo facendo finta che niente sia accaduto.

Per saperne di più:
Una terribile pagine di storia della nostra Italia che merita giustamente riflessioni senza diventare, noi stessi, avvocati difensori o sostituti procuratori. Mi piace che tu abbia rimarcato più volte il concetto di tema (questa vicenda) sul quale ancora non c'è purtroppo chiarezza.
RispondiEliminaSì, il punto forte è proprio la potenza con cui il film, senza moralismi, racconta i fatti ma anche ciò che ancora non è stato fatto. Poi Borghi è incredibile!
EliminaA questo punto, all'appello manco solo io. Spero di vederlo presto, e di trovarlo altrettanto potente.
RispondiEliminaAttendo le tue impressioni allora. Secondo me non ne rimarrai deluso!
EliminaAvete tutti approfittato dell'uscita anche su Netflix per spararvelo proprio subito sto film. Io lo vedrò sicuramente questa settimana, molto probabilmente domani. Resta comunque il fatto che sia basato su una delle storie recenti più agghiaccianti accadute in Italia.
RispondiEliminaEh sì, ho sfruttato l'uscita anticipata su Netflix anche perchè di proiezioni speciali in zona nemmeno l'ombra :( Si sono presi un grandissimo rischio ad affrontare un caso così vicino… sfida insolita per un cinema italiano che solitamente preferisce guardare più indietro nel tempo. Aspetto le tue parole sul film!
EliminaA me non è sembrato didascalico, trovo che la scelta di raccontare la vicenda con rigore e semplicità sia invece encomiabile. Certo, qualche difetto c'è (la sceneggiatura, soprattutto nella prima parte, è molto "frettolosa" nel tratteggiare la figura di Stefano Cucchi) ma direi che sono difetti veniali per un film che riesce a catturarti e indignarti dall'inizio alla fine senza mai essere ricattatorio.
RispondiEliminaCiao Kris, grazie per essere passato da queste parti!
EliminaProprio la prima parte mi ha convinto meno per la scelta di concentrare fin troppi avvenimenti in breve tempo sentendo comunque la necessità di non trascurare nulla. A qualche giorno di distanza dalla visione - e con qualche riflessioni in più - quella che mi era sembrata inizialmente una "pecca", tuttavia, sotto un'altra prospettiva è un buon modo per evidenziare il contrasto con le lunghe e interminabili giornate di sofferenza e solitudine di Cucchi. Già questo è un valore aggiunto di un film che, a distanza di giorni dai titoli di coda, rimane ancora ben impresso :)