SerialTeller
L'appuntamento di Stories. per il piccolo schermo.
Russia. Unione Sovietica. Guerra Fredda. Spionaggio. Bastano poche parole in libertà e un tuffo nei più sfruttati luoghi comuni televisivi, cinematografici e letterari per arrivare allo stereotipo medio della gelida spia del KGB, una figura solitaria, egoista e disposta a tutto pur di raggiungere il proprio obiettivo per amore della patria. Aggiungete a tutto questo un marcato accento russo che fa dubitare delle effettive capacità investigative dell'agente FBI di turno. La rappresentazione su piccolo o grande schermo è spesso a senso unico, fortemente viziata dalla visione prettamente occidentale che senza troppe preoccupazioni associa a questi agenti sotto copertura ogni tipo di maligna assurdità o pratica. In decenni di spettacolo, questa tipologia di personaggio è stata ampiamente sfruttata. Perchè allora blaterare in questa sede dell'ennesima serie tv che si avventura nel mondo dello spionaggio?
Sono pa
ssati esattamente cinque anni dalla messa in onda del primissimo episodio di
The Americans, serie targata FX giunta al suo gran finale lo scorso maggio. In 6 stagioni lo show si è avventurato negli anni Ottanta al fianco della famiglia Jennings, la tipica e ideale famiglia americana: Elizabeth e Philip sono due genitori amorevoli che vendono sogni tutti a stelle e strisce nel comodo formato di viaggi indimenticabili, Paige ed Henry sono i figli modello, bravi a scuola e senza troppi grilli per la testa. La loro villetta ordinata e precisa circondata da un verdissimo e borghesissimo giardino non sembra destare alcun sospetto. Dopotutto, come nascondere qualcosa quando il tuo vicino di casa è un agente dell'FBI come Stan? Beh, forse le apparenze fanno il loro dovere e ingannano abilmente tutti, custodendo minuziosamente la vera natura della coppia dei Jennings: i due, infatti, sono due abilissime spie sovietiche del KGB, in incognito negli Stati Uniti per svolgere missioni segrete ad altissimo rischio. Insomma: quello che non ti aspetti dalla classica famiglia americana di origine protetta!
La storia, su schermo e non, di questa serie è piuttosto singolare. Ispirato a fatti di cronaca veri, The Americans in 75 episodi ha saputo raccontare e sviscerare inquietudini e ambizioni nel vivo della Guerra Fredda meglio di qualsiasi altro show di questo tipo. E, come detto sopra, non sono molti i prodotti di questo genere che possono dire di essere riusciti nella loro missione. Qual è, allora, la carta vincente di questo? No, non è semplicemente uno spunto narrativo che, se scarsamente sviluppato, avrebbe consumato rapidamente il suo potenziale dopo poche puntate. La vera forza di questa serie così poco considerata, sia in patria statunitense che oltre il confine, è il suo coraggio di andare contro corrente.
Ai primi minuti del pilot appare subito chiaro che nessuno qui ha intenzione di confezionare il classico prodotto strabordante di adrenalina e di sequenze action, anzi! Puntata dopo puntata, la narrazione detta il ritmo prendendo i suoi tempi nello scavare con gran stile ed eleganza nella profondità delle psicologie dei vari personaggi, sempre splendidamente avvolti da un affascinante velo di mistero. Mai, in alcuna puntata, si prova la sensazione di conoscere ogni dettaglio dei protagonisti: i Jennings hanno sempre qualcosa da dire, sanno sempre come stupire lo spettatore con dettagli e rivelazioni che crescono e si manifestano gradualmente. Tutto questo, però, non sarebbe stato possibile senza un gruppo di interpreti all'altezza a partire da una grandissima Keri Russell che nei panni di Elizabeth mette in scena tutta la sua forza di volontà, senza dimenticare suo marito Matthew Rhys - nella finzione e nella vita - che nell'arco di sei stagioni regala uno dei percorsi più concreti e interessanti ricco di rimorsi, scelte e tormenti. Che dire poi dell'agente FBI di Noah Emmerich? Senza di lui il gioco di tensione gatto-topo non sarebbe stato lo stesso!
Da diversi anni, ormai, la sottoscritta studia strategie per convincere sempre più persone a tuffarsi in questa avventura di intrighi e ingegni. Ancora oggi, purtroppo, non si può dire di aver trovato un modo migliore del pulsante play sulla prima puntata. L'originalità della messa in scena distante dalla canonica rappresentazione di stampo occidentale delle spie russe, la scrittura ingegnosa e magnetica e gli interpreti di ottimo livello sono le migliori garanzie per una serie di qualità in grado di migliorare con il passare della stagioni e di essere consapevole delle proprie capacità al punto dal riconoscere il momento giusto per il gran finale di serie che arriva al termine di un esplosivo concentrato di 10 episodi che incarnano tutto il meglio di questa voce solitaria nel mondo delle serie tv. Tutti i nodi vengono al pettine, ogni intrigo viene finalmente affrontato a volto scoperto e, soprattutto, tutti i segreti della famiglia Jennings vengono alla luce cambiando per sempre il destino di ogni suo componente. Fino al grandioso epilogo.
Non una semplice saga familiare né una spy-story lunga sei stagione: una vera e propria missione sotto copertura nella società degli anni Ottanta con tutte le sue contraddizioni.
Voto sesta stagione: 9
Voto serie: 8
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