SerialTeller
L'appuntamento di Stories. per il piccolo schermo.
Quando tra i produttori di una serie tv o di una mini-serie campeggiano le tre lettere della BBC, la curiosità sale alle stelle. Aggiungete al mix il nome di Carey Mulligan, interprete di ottimo livello che nella sua carriera ha sempre saputo distinguersi sia in grandi che piccole produzioni: il gioco è fatto e l'attenzione della sottoscritta è assicurata. Okay, clicchiamo play!
Collateral, mini-serie in 4 puntate, approda a marzo su Netflix in esclusiva per il pubblico italiano. Le premesse narrative, il contesto della storia e il cast ricco di interpreti di spicco - oltre alla Mulligan ci sono anche
John Simm e
Billie Piper - sono senza dubbio gli aspetti più intriganti di un prodotto che appare scintillante e gustoso nella vetrina delle nuove uscite della piattaforma di streaming.
La scintilla che accende il racconto è la misteriosa morte di un ragazzo addetto alle consegne delle pizze, un omicidio che insospettisce la detective Glaspie (Mulligan) per le circostanze che ricordano un'esecuzione cruda e spietata. Le indagini sul caso, costantemente avvolto da fumosi depistaggi, si intrecciano con le storie di un ministro e le inquietudini di famiglie di profughi in costante fuga. Il crimine avvenuto in una trascurata periferia londinese diventa il punto di partenza per avventurarsi tra le più profonde preoccupazioni e questioni sociali della Gran Bretagna post Brexit, una società che vive in un presente allarmato e guarda al futuro con incertezza.
La miniserie curata da David Hare, veterano sulla scena televisiva dal 1978, lascia subito intendere che no, non vuole essere una semplice storia a tinte cupe: ha grandi potenzialità e tematiche tra le mani e ha l'ambizione di trasformarle tutte in carte vincenti. E' proprio la volontà di essere qualcosa di più: la sceneggiatura e la molteplicità dei personaggi in gioco caricano la storia di troppi significati che rimangono semplicemente superficie senza mai essere approfonditi con la giusta attenzione. Lo stesso discorso vale anche per tutte le figure in azione, rigide e intrappolate in stereotipi oppure in ruoli di poco spessore, privi di sfumature che avrebbero arricchito e sostenuto la scelta di avventurarsi tra drammi e rimorsi di un'intera narrazione. Il tentativo - ammirevole in partenza - di intersecare le linee narrative di ogni personaggio ponendo l'accento su errori umani e pregiudizi non decolla lasciando molto amaro in bocca e una fastidiosa sensazione di caos in cui nessun tema e nessun protagonista riesce a trova il proprio spazio.
Voto mini-serie: 4
Ah però una bella stroncatura! :)
RispondiEliminaPotremmo dire che gli autori non sono stati attenti al vecchio proverbio de "Il troppo storpia".
Eh sì, hanno proprio voluto strafare e, un po' tutte le figure coinvolte, sono rimaste vittima delle loro esagerate ambizioni.. peccato perchè la possibilità di approfondire lo scenario post-Brexit era stuzzicante! :(
EliminaConcordo: troppi personaggi, troppa carne al fuoco, troppo... tutto. L'unica cosa che mi è piaciuta è stata proprio la Mulligan, perché il suo personaggio alla fine è riuscito a trasmettermi una grande sensazione di umanità, con quei suoi sorrisetti enigmatici e i modi spicci ma decisamente efficaci. Tutti gli altri... una grande delusione, per quanto mi riguarda! Peccato! :(
RispondiEliminaMagari con un paio di puntate in più la storia sarebbe riuscita a trovare la giusta dimensione, approfondendo gli aspetti più salienti. Penso che, comunque, in quel caso sarebbero riusciti ad aggiungere ulteriori personaggi e temi appesantendo il tutto :(
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