Titolo: Mute
Un film di Duncan Jones con Alexander Skarsgard, Paul Rudd, Justin Theroux, Seyneb Saleh, Robert Sheehan
Genere: fantascienza, thriller
Durata: 126 min
Anno: 2018
Voto: 1,5/5
In una Berlino del futuro, cupa e tutt'altro che rassicurante, vive Leo (Alexander Skarsgard), un giovane rimasto muto a causa di un incidente di cui è rimasto vittima in tenera età. La sua modesta esistenza scorre senza troppe intoppi scandita da notti caotiche dietro il bancone di un night club e silenziose giornate alle prese con lavoretti da falegname. La sua luce in una vita che gli ha riservato poche fortune è Naadirah (Seyneb Saleh), fidanzata e collega. La ragazza, però, scompare nel nulla all'improvviso. Leo, privo di saldi riferimenti, si addentrerà così in un mondo nascosto popolato da personaggi sopra le righe e ambigui ceffi dalle indecifrabili ambizioni come la coppia di improbabile medici Cactus (Paul Rudd) e Duck (Justin Theroux).
Non gli servono parole. Effettivamente, Duncan Jones non ha bisogno di lunghe presentazioni: il curriculum del primogenito di David Bowie parla da solo con quel gioiellino di Moon e il poco considerato ma brillante Source Code. Nemmeno il fragoroso flop di Warcraft ha spento l'ammirazione che la sottoscritta nutre per il regista britannico così appassionante e appassionato. Il cinema di Jones è sempre sembrato il frutto, in primis, di un grande amore per il cinema vissuto, soprattutto, come spettatore. Proprio per questo, con poche sequenze, riesce ad instaurare un legame unico con il pubblico. Mute, la sua ultima creatura cinematica, con quell'atmosfera à la Blade Runner e quegli omaggi nemmeno troppo velati, sembrava avere tutte le carte in regola per superare ogni più rosea ambizione.
Hey! Guarda: hai visto come tutto si intreccia? Hai visto quante storie sono state architettate per distrarti dal vero obiettivo? No, non è in corso una crisi d'identità. Queste domande sono il vero leitmotiv dell'intera storia, sono interrogativi assordanti ma, soprattutto, irritanti. Sì, Mute è un puzzle splendido nel suo insieme, con attori in ottima forma e una confezione a livello tecnico che lascia senza parole - okay, questa era bruttina. Il problema, ingombrante e sempre più intollerabile nel suo fagocitare ogni altro aspetto, è una palpabile pretenziosità nel presentare ogni tessera dell'enigma che diventa un rompicapo autodistruttivo. Manca una consapevolezza, un desiderio di narrare con limpidezza l'intrigo che, di conseguenza, diventa semplicemente un thriller confuso incapace di comprendere le proprie priorità. E niente è più letale di questo in casi come questi che si rifanno alla mitologia distopica-futuristica di Dick contaminata fortemente da una componente investigativa.
La delusione è cocente e sarà difficile superarla: questo film poteva e doveva essere molto di più. Confuso, inconcludente e, in alcuni passaggi, prevedibile non lascia niente a visione conclusa tranne un fastidioso retrogusto tutt'altro che originale.
Per saperne di più:
Proprio l'altro giorno stavo leggendo delle recensioni tiepide... Penso che lo salterò.
RispondiEliminaDifficile capire se la recente ondata di film e serie tv di questo genere ha penalizzato la visione: l'abbuffata degli ultimi mesi potrebbe aver stancato il pubblico. Non credo però si tratti solo di questo. Il film poteva essere molto, molto di più! :(
EliminaMannaggia a quanto pare un disastro proprio. Non che Netflix in questo caso mi ispirasse particolarmente ma un disastro del genere faticavo ad aspettarmelo soprattutto da DUncan Jones.
RispondiEliminaEh già! Ai titoli di coda ero imbalsamata, completamente incapace di realizzare quanto avevo appena finito di vedere. Netflix conferma di avere qualche problemino con i suoi film!
EliminaAspettative altissime per un deludentissimo lavoro di Duncan Jones anche se già con Warcraft aveva dato segni di incertezza. Che gran peccato! :(
RispondiEliminaMi ispira, se non altro per il regista e il cast!
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