SerialTeller
L'appuntamento di Stories. dedicato al piccolo schermo.
Certi progetti, sulla carta, sembrano essere nati per fallire. Davanti a certi soggetti e contenuti, una messa in scena coinvolgente e vincente può sembrare difficile se non addirittura impossibile da realizzare. Se queste idee, però, finiscono nelle mani giuste, possono trasformarsi letteralmente in qualcosa di completamente fuori dall'ordinario, piccole creature d'intrattenimento inaspettate quanto irripetibili. Insomma - mi raccomando, rispondete sinceramente - chi avrebbe seriamente scommesso sull'ennesima serie tv con protagonisti determinati agenti dell'FBI e altrettanto pericolosi serial killer? No, la maggioranza dei registi e sceneggiatori avrebbero ottenuto un risultato banale o prevedibile.
Prendete la domanda precedente e aggiungete questo dettaglio: lunghi e verbosissimi dialoghi. Una scommessa persa in partenza, vero? Non per un certo David Fincher che, con trent'anni di carriera, può vantare nel suo curriculum gioiellini del genere thriller come Seven, Gone Girl e Zodiac. Proprio quest'ultimo è la principale fonte d'ispirazione della sua ultima creatura per piccolo schermo MINDHUNTER, serie originale di Netflix di cui ha diretto anche quattro episodi. Lo show si avventura, infatti, nel pieno degli anni Settanta al fianco di Holden Ford (Jonathan Groff), giovane negoziatore che, insieme al veterano Bill Tench (Holt McCallany) inizia ad approfondire l'aspetto psicologico e sociologico dei più spietati serial killer del tempo attraverso alcune interviste dai contorni inquietanti e pericolosi. Nella loro innovativa quanto incompresa ricerca potranno contare sulla figura di Wendy Carr (Anna Torv), professore di psicologia dall'aria severa quanto misteriosa.
Dimenticatevi le serie tutte sparatorie e inseguimenti: qui le parole e i pensieri non detti regnano sovrani. Non c'è da stupirsi considerando che proprio quelli sono linfa vitale del più grande ed indecifrabile mistero: la mente. Si assiste così a qualcosa di completamente differente da ciò a cui si è abituati. Ogni convinzione o abitudine da telespettatore tipico del genere 'crime' viene stravolta episodio dopo episodio. MINDHUNTER non parte in quinta ma ha uno sviluppo graduale come quello minuzioso e curato dei suoi personaggi; chiede ed esige attenzione per un rompicapo intelligente e sofisticato come quelli che vengono quotidianamente esaminati da Ford e Tench ad ogni incontro con un criminale.
L'estrema cura per i dettagli - dei personaggi ma anche delle scenografie e della fotografia -, una colonna sonora precisa e, soprattutto, un insieme di personaggi complessi e affascinanti portati in scena da altrettanti interpreti carismatici sanno come conquistare abilmente anche lo spettatore più esigente.
Voto prima stagione: 8 e mezzo
Anch'io dovevo vederlo subito ... poi mi sono lasciato trasportare da Master of none .... Cmq visione prossima!
RispondiEliminaGrande, poi fammi sapere che ne pensi!
EliminaMaster of None mi manca... sarà difficile recuperarlo a breve con Netflix che mi tempesta di nuove uscite ;D