Titolo: Non è un paese per vecchi
Titolo originale: No Country for Old Men
Autore: Cormac McCarthy
Anno: 2005
Voto: 3,5/5
Terra di confine. Nel vivo degli anni Ottanta, il deserto del Texas meridionale diventa palcoscenico di crudeltà e violenza per figure disumane, disperate ma irresistibilmente magnetiche. Il reduce del Vietnam Llewelyn Moss, ritrovando una borsa colma di denaro, accende la miccia di una fuga esplosiva nello scenario secco e desolato dell'America di frontiera. Sui suoi passi c'è lo spietato killer Chigurh che, al suo passaggio, lascia dietro di sé sangue e morte.
L'intero inseguimento si svolge sotto lo sguardo dell'anziano sceriffo della contea, Ed Tom Bell, che indagando sui crimini, riflette sulla condizione di ogni individuo in un periodo che non sembra lasciare speranze per il futuro.
Non avevo letto nessun libro di McCarthy prima d'ora. Spesso notati in libreria, i romanzi dello scrittore statunitense ai miei occhi sono sempre sembrati troppo impegnativi o faticosi con i loro titoli enigmatici. Colpa mia e della mia codardia da lettrice. L'occasione per sopperire a questa mia mancanza è arrivata, però, dopo la visione di Non è un paese per vecchi, adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo di McCarthy: un film criptico nella sua asciuttezza magnetica. E' nata così la curiosità per una lettura che senza dubbio ha lasciato il segno e, soprattutto, è riuscita a farmi riflettere su alcune tematiche non banali ed estremamente attuali.
Partendo da un'ambientazione con accezione tipicamente negativa, un luogo arido dove ogni sogno muore sul nascere, l'autore racconta le dinamiche di un gruppo di personaggi in fuga che si inseriscono perfettamente nello schema inseguitore-fuggitivo, se non, in modo più crudo, preda-predatore. Ogni personaggio cerca un ruolo in questo gioco di freddezza e violenza governato da contrasti in cui è difficile trovare vie di fuga e spiragli di razionalità. Ed Tom Bell osserva l'intera vicenda quasi con le mani legati e inevitabilmente riflette su quanto il mondo e i valori siano cambiati rispetto al passato dando vita ad un mondo senza morale né ideali che prende forma nello spietato Chigurh. Attraverso le sue articolate riflessioni riportate in corsivo ed alternate a essenziali e semplici dialoghi botta e risposta, si trova spiegazione ad un titolo che suggerisce, però, ulteriori spunti. E se la borsa trovata da Moss fosse l'insieme delle proprio esperienze ma, in particolare dei propri errori che, in qualche modo, ci definiscono ma che non riusciamo ad affrontare? Fuggiamo e basta, nascondendoli.
La grande forza del romanzo risiede, a mio parere, proprio nelle sue possibili interpretazioni che, nella loro diversità, riescono a definire un'intera comunità con i suoi problemi e vizi. Dopo un'iniziale sensazione di spaesamento e qualche ripetizione nelle svolte, lo stile crudo ma efficace di McCarthy riesce a trasportare il lettore in un turbinio di situazioni senza lasciare scampo.
Lettura insolita che ha trovato una trasposizione sul grande schermo più che valida!

Merito comunque dei fratelli Coen se questo è un gran bel film, perché a volte non basta la storia, ci vuole il tocco magico ;)
RispondiEliminaLa scrittura e i dialoghi 'asciutti' sicuramente sono stati d'aiuto per la trasposizione. I Coen, poi, hanno saputo metterci quel qualcosa in più, insieme ad un ottimo Bardem :)
EliminaAutore che voglio leggere assolutamente, ma il film dei Coen mi aveva annoiato a morte, a morte. Partirò da altro. :)
RispondiEliminaUhm, sì se il film non ti ha entusiasmato meglio iniziare da qualcos'altro :D
Elimina