Titolo: Logan - The Wolverine
Un film di James Mangold con Hugh Jackman, Patrick Stewart, Dafne Keen, Richard E. Grant, Boyd Holbrook
Genere: azione, thriller, drammatico, fantascienza
Durata: 137 min
Anno: 2017
Voto: 3,5/5
Anno 2029, un futuro polveroso in cui i ruoli sembrano invertiti, un'epoca di incertezze, paure e rassegnazione per gli uomini. Non solo. I mutanti sono sempre meno e vivono ai margini della società, nascosti da sguardi indiscreti alla ricerca di un riparo dalle persecuzioni. Sono sempre più vecchi e deboli, proprio come Logan (Hugh Jackman) e Charles Xavier (Patrick Stewart), i cui gloriosi tempi con gli X-Men sembrano ormai lontani anni luce. Una bambina silenziosa e imbronciata, però, potrebbe essere l'unica speranza per il gruppo di mutanti sull'orlo dell'estinzione. Spetta al restio Logan comprendere la piccola, cercando di portarla sana e salva all'Eden, destinazione finale per tutti coloro che possiedono poteri speciali.

Non sono mai stata una grande fan di Wolverine, forse perché non ho mai saputo apprezzare Hugh Jackman come attore. Nemmeno la serie spin-off dedicata interamente al personaggio mi ha fatto rivalutare Logan riconsiderandone il ruolo: X-Men le origini - Wolverine e Wolverine - L'immortale sono tra i due cinecomic che ho meno apprezzato in assoluto. Fini a loro stessi e ripetitivi, sono nettamente in contrasto con il terzo e conclusivo(?) capitolo che, sin dalle prime inquadrature, trova la sua forza nell'umanità dei personaggi e non nei loro poteri fuori dal comune. Per rendere questa idea, il regista James Mangold - anche alla sceneggiatura insieme a Scott Frank e Michael Green - sceglie toni più crudi, senza filtri, capaci di riportare sul grande schermo con naturalezza tematiche cupe che bene si mescolano con le debolezze dei personaggi.
A metà strada tra western e distopico, Logan racconta il tramonto di un'era, la fine della leggenda e soprattutto la fuga dai propri fantasmi. Così l'incontro tra una scorbutica vecchia gloria X-Men e una giovane minacciata e perseguitata rappresenta il simbolico e atteso passaggio del testimone, l'inevitabile transizione supportata da una solida narrazione che non scade inutilmente (soprattutto nella prima parte) in sentimentalismi. Si lascia spazio al carattere dei personaggi, al loro animo più autentico. Sì, forse la brutalità in alcuni passaggi si rivela eccessiva ma rende comunque al meglio il senso di disperazione e sofferenza.
Sarebbe interessante, infine, riflettere sui non troppo nascosti parallelismi sulle problematiche estremamente attuali di clandestinità e sulle barriere, culturali e non.
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