SerialTeller
L'appuntamento di Stories. dedicato al piccolo schermo.
Ogni tanto mi sorprendo a chiedermi come, ai tempi delle medie o dei primi anni del liceo, potessi riuscire ad essere in pari con le serie tv. No, non sto parlando del Giurassico. Attendere ogni puntata settimana dopo settimana, senza spoiler sui social, né anticipazioni dalla programmazione a stelle strisce. Sembra un mondo lontanissimo. Certo, i cosiddetti canali secondari c'erano già ma la sottoscritta ne era ancora parecchio lontana. I temibili hacker di HBO forse erano ancora in fasce. Come seguivo, quindi, le serie tv? Bella domanda. Vista la mia proverbiale pigrizia, l'unica tipologia di show che ero in grado di seguire era quella dei police procedural. Esatto, sono cresciuta pane e CSI, Criminal Minds e Cold Case. Guai a chi li tocca nonostante riconosca la limitatezza del prodotto.

In mezzo a tutto questo, però, a partire dal 2010 c'era qualcosa di diverso, completamente nuovo per chi, come me, era ancora lontano dallo status di serial addicted. Un giorno facendo zapping scoprii la prima stagione di
Glee. In poco tempo quei colori, quei personaggi e quelle irresistibili musiche conquistarono me e buona parte dei miei amici. Non mi persi una delle prime 22 puntate. Dopo, mancai alcuni appuntamenti con gli episodi successivi. Arrivarono personaggi nuovi insieme ad altrettanti problemi e non riuscii più a seguire la storia. Glee, per me, si trasformò in un procedural, un prodotto da gustare se occasionalmente incontrato nel palinsesto. Solo recentemente, a due anni dalla definitiva conclusione ho potuto vivere e conoscere da vicino la parabola di ogni personaggio ma anche di uno show che più che di canzoni ha vissuto di piccole grandi emozioni. Non potevo, quindi, non condividere in questo spazio qualche pensiero su questo recuperone sotto forma di pratica playlist su Glee che, nel bene e nel male, si merita ogni affetto.
La mia stagione preferita
Qui potrei giocare facile scegliendo la prima stagione dove la parola loser ha cambiato per sempre il suo significato e dove i ruoli stereotipati del liceo non sono più stati quelli di prima. Portare al successo qualcosa di nuovo mescolando teen e musical, però, si può dire facile (entro certi limiti, eh). Riconfermare la qualità di un prodotto, invece, è una prova molto difficile. La seconda stagione stupisce e supera ogni aspettativa introducendo nuovi personaggi convincenti e iconici, capaci di conquistare il cuore quanto i beniamini originari.
Il mio personaggio preferito
Nessun dubbio, Mercedes Jones. E' lei la figura a cui mi sono più affezionata in questo lungo viaggio. Perdente per vocazione, ha fatto dei suoi saldi ideali un'incredibile forza. E' cresciuta, ha subito le conseguenze delle sue scelte ma è sempre stata coerente, non si è mai smentita. Subito dopo lei, l'immancabile Rachel Berry e l'energico Blaine Anderson.
Il mio ospite preferito
Nel corso delle sei stagioni, tra alti e bassi soprattutto tra la quarta e la quinta, lo show ha saputo regalare momenti divertenti con tante guest star. Ho adorato Gwyneth Paltrow, attrice che solitamente non sopporto sul grande schermo. Indimenticabile l'esibizione sulle note del mashup Singing in the rain/Umbrella nella 2x07.
Il mio episodio preferito
Il più emozionante, il più riuscito e il più impressionante sotto ogni punto di vista: The Quarterback (5x03). Una puntata in cui realtà e finzione si sono sfiorate con un omaggio ad un pilastro della serie, Finn Hudson che, pur non essendo mai stato tra i miei preferiti è sempre stato di valore.
Top 3 canzoni (Colonna sonora del recuperone)
Sicuramente non si può non citare Don't Stop Believing, tormentone sin dal principio. Aggiungo il mashup Rumor Has It/Someone Like You, martellante e più che mai azzeccato. Concludo con We Are Young, giusto titolo per immortalare lo spirito dello show.
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