SerialTeller
L'appuntamento di Stories. dedicato al piccolo schermo.
Netflix, mese dopo mese, diventa sempre più incomprensibile. Mi correggo: imprevedibile. Nell'ultimo periodo la più frequentata piattaforma di streaming ha sorpreso tutti con cancellazioni inspiegabili (Sense8), liberandosi anche di titoli su cui aveva scommesso (The Get Down firmato Baz Luhrmann) e che hanno dato il via alle sue fortunate produzioni (Bloodline). Parallelamente si assiste a massicce campagne promozionali di serie tv come The Crown e The Defenders. Poi, nel mezzo del nulla estivo - se escludiamo l'attesa per le puntate del Trono - compare un nuovo show tra le ultime aggiunte. Si chiama Ozark, cosa sarà mai?
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Lingua originale: inglese
Genere: drammatico
Stagione: 1
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Un nome bizzarro, Ozark, per una serie altrettanto bizzarra per natura e premesse. Nato dalle menti di Bill Dubuque e Mark Williams, questo primo pacchetto di dieci episodi racconta la metamorfosi di un uomo comune, tale Marty Byrde. Il protagonista ha un valido lavoro come consulente finanziario a Chicago con un amico di vecchia data: briosa parlantina e prontezza intuitiva sono le sue armi più pericolose. La sua insospettabile figura, tuttavia, è coinvolta nei loschi affari del secondo cartello di droga più proficuo del Messico. Le sue tranquille dinamiche vengono sconvolte quando il boss Del scopre che qualcuno tra i suoi collaboratori ha rubato un'ingente quantità di dollari. Marty deve provare la sua estraneità dal fatto, deve rientrare nella grazie di Del dimostrando la sua fedeltà recuperano la stessa somma di denaro in poco tempo. Un compito difficile, forse addirittura impossibile considerando che i nuovi "ingresso" dovranno essere frutto di attività sul lago Ozark, luogo a chilometri di distanza da Chicago e frequentato unicamente da turisti nella stagione della villeggiatura. Questa è la nuova casa della famiglia Byrde, due genitori e due figli che presto finiranno in un'inarrestabile spirale di eventi.
Inizia la puntata. Qualche ripresa aerea ad effetto. Un paio di dettagli misteriosi. Un tripudio di toni bluastri. Bom, schermo nero e compare una grande O bianca contenente quattro immagini indecifrabili che si rivelano essere indizi sul contenuto della puntata. E' questo il biglietto da visita di uno show che per la sua prima parte di episodi si rivela incomprensibile nelle sue macchinazioni e relazioni tra personaggi per poi rivelarsi in tutta la sua astuzia e solidità nella seconda parte. Ogni dettaglio non è casuale, è un ingranaggio ben posto, pronto a sostenere al momento giusto la narrazione.

Il nome di Jason Bateman potrebbe scoraggiare qualcuno e far alzare qualche sopracciglio. E' forse lui la grande scommessa (riuscita) di una serie che eredita caratteri e atmosfere di grandi successi conclusi (Breaking Bad) o crollati (Bloodline). Svestito dei suoi panni comici, è convincente nel suo essere compatito e contemporaneamente sospettato dallo spettatore. Intorno a lui un gruppo eterogeneo di figure di supporto capaci di dare il giusto contributo. Degna di nota la performance di Julia Garner nei panni di una giovane ma astuta ragazza del luogo con cui Marty dovrà fare i conti.
Consigliato se siete alla ricerca di una saga familiare insolita. Sconsigliato a chi cerca dinamismo e rapidità.
Voto prima stagione: 7 e mezzo
Uh, siamo sempre allineati sulle rubriche, neanche a farlo apposta. Questa serie mi manca. Sarà che sono in vena, forse, di più rapidità?
RispondiEliminaSu quel fronte si rivela parecchio impegnativa con le sue svolte lente :D
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