Yo, yo, are you ready for this SerialTeller?
Quanta nostalgia c'è nell'aria? Ma soprattutto quanto amano essere nostalgici i libri, i film e, non ultime, le serie tv? In particolare, negli ultimi anni, i Seventies hanno ritrovato il loro antico fascino tra irresistibili brani disco music e discutibili pantaloni a zampa d'elefante. Tutto questo è tornato prepotentemente nel mondo dell'intrattenimento in diverse forme. Baz Luhrmann, forse uno dei registi più abili nel portare la cultura pop sul grande schermo, nel 2016 si è messo in gioco, al fianco di Netflix, per raccontare la sua prospettiva sugli anni Settanta, anni di fervente cambiamento che portano con loro inevitabili contraddizioni.
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Genere: period drama, musical
Lingua originale: inglese
Stagione: 1
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Con The Get Down si vola indietro nel tempo a New York per esplorare le origini dell'hip hop attraverso le avventure di un gruppo di giovani ragazzi. Nel Bronx, in mezzo a droghe e criminalità, due novelli Romeo e Giulietta, il paroliere Zeke (Justice Smith) e l'aspirante Mylene (Herizen F. Guardiola), inseguono i loro sogni in una scalata al successo ricca di ostacoli e insidie. Il 12 agosto 2016 Netflix con i primi sei episodi di questa serie ha introdotto i numerosi personaggi e tratteggiato lo scenario della storia: questo è stato un semplice assaggio del ricco buffet composto di cinque puntate servito lo scorso 7 aprile. Con gli ultimi episodi, la serie ha mostrato la crescita di ogni personaggio, dall'esuberante Shao (Shameik Moore) al tenero all'artistico Dizzee (Jaden Smith), lasciando intuire alcuni dettagli del loro futuro non sempre roseo. Esatto, dal finale si può solo intuire senza avere conferma: la serie, che non ha riscosso il successo sperato, è stata definitivamente cancellata dopo una sola stagione.
Cosa ha segnato il triste destino di questo show passato praticamente inosservato soprattutto in Italia? Si potrebbe dire che una serie di coincidenze poco fortunate ha dato il suo contributo: la prima parte è uscita a pochi giorni dal successone di Stranger Things; la seconda, invece, è rimasta vittima della sorpresa di Tredici. Questo, tuttavia, spiega solo in parte la fine delle avventure di Zeke e compagni. A mio parere il problema di questa serie è da ricercare paradossalmente nella filosofia che ha segnato il successo di molti altri recenti prodotti televisivi: l'ossessiva necessità di costruire una serie come se fosse un unico film. Il risultato è, però, ben lontano dalle intenzioni.

La storia, che in un altro formato, credo, avrebbe trovato i giusti ritmi, esaurisce tutte le sue cartucce nel primo paio di episodi, stupendo con atmosfere colorate e travolgenti ma imbattendosi ben presto in problemi legati a ripetitività nelle situazioni e nelle tematiche. Non nego che i momenti musicali e alcuni sviluppi finali mi hanno convinto e che nel complesso la serie mi è piaciuta. Bisogna però confrontarsi con la realtà evidenziando la difficoltà nell'avanzare nella visione. L'inspiegabile suddivisione in due parti, inoltre, non ha aiutato: certo, con un salto temporale ha mostrato nuovi lati dei personaggi ritrovando un animo festoso e più spensierato ma non ha saputo essere coerente con la prima parte.
Insomma, non è stata una delusione ma nemmeno una completa soddisfazione. E' stato un interessante esperimento su piccolo schermo, un prodotto originale che, con un pizzico di sfortuna, forse non ha saputo sfruttare completamente il suo grande potenziale.
Voto: 6+
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