Con un ritardo degno di Trenitalia vi parlo a ruota - o rotaia? - libera e in maniera probabilmente in maniera un po' sconclusionata di questi Oscar 2017 consegnati appena due giorni fa. Difficile, dopotutto, parlare lucidamente di una cerimonia di premiazione che entrerà nella storia del cinema per la sua confusione ed il suo finale con il botto, letteralmente. Questa è stata, dopo diversi anni, anche la mia prima notte degli Oscar non seguita in diretta. La sessione invernale è stata più crudele che mai e ha visto il piazzamento di un esame proprio lunedì mattina alle 8.30. La levataccia alle cinque e mezza per prendere il treno mi ha però permesso di gustarmi le ultime premiazioni pazze premiazioni accompagnate da una buona tazza di tè.

Come ogni anno, questo discorsone si apre con il capitolo tricolore che as always regala piccole grandi sorprese, anche nelle categorie più inaspettate. L'unico film italiano in gara quest'anno era Fuocoammare, il documentario di Gianfranco Rosi che purtroppo non è riuscito ad avere la meglio su O.J.: Made in America. Tuttavia, non mancano soddisfazioni per lo Stivale: il regista italo-canadese Alan Barillaro (a sinistra nella foto) ha portato a casa un meritatissimo Oscar per il tenerissimo corto Pixar Piper, che nei cinema è stato proiettato prima di Alla ricerca di Dory. Grandi conquiste anche per il duo Alessandro Bertolazzi e Giorgio Gregorini, trionfatori nella categoria make up e parrucco con Suicide Squad.

Un Jimmy Kimmel sottotono è stato il maestro di cerimonia di questa serata non troppo esaltante che verrà ricordata più per le sue gaffes e per le frecciatine a Trump che per i suoi premi. L'intera premiazione è stata segnata, infatti, da una serie di discorsi, a volte anche un po' retorici, prima legati ad affermazioni del neo-presidente - ogni riferimento a Meryl Streep non è puramente casuale - e poi ai 'principi' che muovono le sue scelte politiche. Tutto questo è culminato nel discutibilissimo momento della consegna del riconoscimento più ambito della serata, quello del miglior film, preceduto dall'erronea celebrazione di La La Land: la statuetta, dopo attimi tremendamente imbarazzanti, è finita tra le mani dei vincitori designati dall'Academy, quelle dei produttori di Moonlight. Il premio, a mio parere, ha alle basi motivazioni di carattere politico e sociale più che cinematografiche. Il film più celebrato ed apprezzato dell'anno si è visto così soffiare da sotto il naso il premio che è stato assegnato ad un film evidentemente minore nonostante le sue lodevoli intenzioni.

Questo evento, quindi, non è stato il preannunciato trionfo di
La La Land che, tutto sommato, è riuscita a concretizzare 6 (
miglior regia, miglior attrice protagonista, miglior fotografia, migliore scenografia, migliore colonna sonora e miglior canzone originale) delle sue 14 candidature, un traguardo che rimane comunque soddisfacente quanto invidiabile. Bellissimo sicuramente il momento della premiazione del regista Damien Chazelle che, a soli 32 anni, è diventato il più giovane vincitore di sempre in questa categoria: non mette un po' d'ansia questa cosa? Certo, è rimasta un po' di delusione per la mancata assegnazione del premio più importante della serata, quello per il
miglior film andato a
Moonlight di Barry Jenkins, pellicola che chiude la nottata con un altro premio per la
migliore sceneggiatura non originale.
Le rimanenti categorie, soprattutto quelle del ramo tecnico, sono riuscite a dare piccole grandi soddisfazione anche ad altri validi film in gara che, purtroppo, nei premi maggiori non avevano alcuna possibilità di vedersela con il colosso girato da Chazelle. Vengono così ricompensati Arrival (miglior montaggio sonoro), La battaglia di Hacksaw Ridge (miglior montaggio, miglior sonoro) e Animali fantastici e dove trovarli (migliori costumi) che finalmente conquista la prima statuetta dorata dell'intero universo di Harry Potter.
L'anno scorso si gioiva della vittoria di Leo DiCaprio, quest'anno si è soddisfatti per Casey Affleck premiato come migliore attore protagonista per la sua splendida, silenziosa quanto esplosiva interpretazione nel drammatico Manchester by the Sea, film capace di superare La La Land anche per la migliore sceneggiatura originale di Kenneth Lonergan.
Una emozionatissima Emma Stone, alla sua seconda candidatura, ha potuto sollevare il premio come migliore attrice protagonista per La La Land, film in cui si è messa alla prova, oltre che con la recitazione, con il ballo e il canto dando vita ad una storia magica ed affascinante. Ovviamente la dedica è a tutti i più grandi sognatori.

Le luci si spengono sullo splendido spettacolo musicale curato da John Legend sulle incantevoli note di City of Stars e subito arrivano i premi per gli attori non protagonisti che, quest'anno, mettono a tacere ogni tipo di polemica legata al movimento #OscarsSoWhite che nel 2016 aveva avuto tanto seguito. Nella cinquina maschile trionfa un incredulo Mahershala Ali, migliore attore non protagonista con Moonlight e primo attore di religione islamica a vincere un premio cinematografico di questa portata. Tra le donne, invece, vince meritatamente e senza rivali Viola Davis che corona la sua premiazione come migliore attrice non protagonista con un potente e sentito discorso di ringraziamento.

In conclusione una serata che, secondo appassionati e bookmakers, doveva essere noiosa e scontata si è trasformata in una grandissima sorpresa che ha lasciato tutti a bocca aperta. Si può criticare, si può essere in disaccordo con i premi assegnati ma non si può certo dire che, anche questa volta, gli Academy Award sono riusciti a far parlare di sé, mettendo ancora una volta, nel bene e nel male, in prima pagina cinema e spettacolo.
MIGLIOR FILM
Moonlight
MIGLIORE REGIADamien Chazelle -
La La Land
MIGLIORE ATTRICE NON PROTAGONISTAViola Davis -
Fences
MIGLIORE ATTORE NON PROTAGONISTA
Mahershala Ali - Moonlight
MIGLIORE SCENEGGIATURA ORIGINALE
Moonlight
MIGLIOR FILM DI ANIMAZIONE
Zootropolis
MIGLIORE CANZONECity of Stars -
La La Land
MIGLIORE FILM STRANIERO Il cliente
MIGLIORE FOTOGRAFIA
MIGLIOR DOCUMENTARIO
O.J.:Made in America
MIGLIOR CORTOMETRAGGIO DOCUMENTARIO
Caschi bianchi
MIGLIOR CORTOMETRAGGIO
Sing
MIGLIOR CORTOMETRAGGIO D'ANIMAZIONE
Piper
Cinema, spettacolo e, cosa per me un po' fuori luogo, politica. Perché mi fa piacere per Moonlight, che è un piccolo film capace di grandi emozioni, ma ha vinto non per la delicatezza invidiabile che ha nel raccontare una storia d'amore omosessuale, ma perché si presta a bacchettare un presidente bullo, omofobo, razzista. Che di certo non abbiamo votato noi, ecco. Vedasi anche la vittoria del Cliente come film straniero, quando il tedesco era dato per favorito prima del tristissimo provvedimento di Trump. Di La La Land parleremo ancora, dell'esordio di Jenkins non saprei. Vedremo se la previsione è corretta. :)
RispondiEliminaSui film stranieri non posso dire niente di sensato considerato che ne ho visto solo uno però la vittoria del Cliente rientra proprio nell'ottica politica dei premi di quest'anno. Capisco la necessità di lanciare dei messaggi ma penso sia necessario trovare un giusto equilibrio nella scelta dei vincitori :)
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