Titolo: Un ragazzo
Titolo originale: About a boy
Autore: Nick Hornby
Anno: 1998
Voto: 5/5
"Voleva una vita sua e un'identità sua; voleva essere interessante di per sé"
Può succedere che un autore inizi a stufare dopo aver letto un paio di suoi libri. I temi principali potrebbero essere affrontati con scarsa originalità, risultando ripetitive e non suscitando alcun effetto nel lettore. Con Nick Hornby poteva accadere questo. In passato molti autori mi hanno amaramente deluso dopo un paio di titoli. Lo scrittore britannico appena citato, invece, con Un ragazzo ha saputo nuovamente stupirmi, raggiungendo livelli di coinvolgimento e bravura senza precedenti. Certo, certo: essendo passati quasi due decenni dalla prima pubblicazione, sono già state dette molte parole su questo titolo. Tuttavia, penso che ancora oggi About a boy abbia ancora molto da dire.
Il secondo romanzo di Hornby racconta le vite di Will e Marcus. Il primo è un eterno scapolo che da anni si mantiene grazie ai diritti d'autore di una popolare canzone natalizia del padre: le sue giornate scivolano via tra leggerezze e superficialità. Il secondo, invece, è un ragazzo dodicenne che fatica a relazionarsi con i suoi coetanei e che ogni giorno deve affrontare difficili problemi nella sua famiglia.
Una serie di insoliti avvenimenti li farà incontrare dando origine ad uno strano legame che li farà riflettere su alcuni aspetti della loro quotidianità.

E' incredibile pensare che da uno spunto così semplice e lineare sia nato un romanzo come questo. Un romanzo che è contemporaneamente gli opposti: è spensierato nei suoi toni ma affronta tematiche delicate senza lasciare indifferente il lettore. Solitudine, depressione, separazione, bullismo: queste sono solo alcune delle problematiche che segnano profondamente i vari personaggi del libro. Ognuno di loro rappresenta un diverso atteggiamenti nei confronti della vita: c'è chi subisce impassibile, chi si arrende, chi inizia a pensare alle sue responsabilità ed ai suoi veri obiettivi. Per tutto questo è semplice e naturale stringere un legame con queste figure alle prese con imprevisti, dispiaceri e piccole gioie.
Il più grande potere della voce di Hornby è quello di raccontare con trasparenza e semplicità i rapporti tra le persone, il confronto generazionale, lo scontro-incontro padre-figlio, la ricerca di se stessi. Proprio in uno degli ultimi capitoli, l'autore britannico si sofferma sul fatto che molti personaggi, persone nella vita reale, abbiano la straordinaria capacità di creare inconsapevolmente ponti, di riaccendere l'innato desiderio di stringere amicizie, provare affetto e condividere sentimenti. Questo è sicuramente uno dei passaggi più belli e coinvolgenti di un libro che, in poco meno di trecento pagine, sa commuovere, strappare sorrisi e a volte anche qualche risata.

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