Titolo: Inferno
Un film di Ron Howard con Tom Hanks, Felicity Jones, Irfan Khan, Omar Sy, Ben Foster
Genere: thriller, giallo
Durata: 121 min
Ambientazione: Italia, Turchia
Anno: 2016
Voto: 3/5
Anche il cinema ha i suoi peccati. Alcuni di questi possono essere considerati capitali in quanto determinano la 'brutta fine' del film stesso che, con le stesse probabilità, è condannato al dimenticatoio o alla gogna mediatica. Tutto questo spesso è dovuto ad un'antichissima questione: il confronto libro e film. Probabilmente esiste un girone infernale dedicato agli eretici, a tutti quelli - e qui mi riferisco in particolar modo agli sceneggiatori - che, per un motivo o per un altro, si divertono a cambiare completamente il senso della storia originale del romanzo da cui è tratto l'adattamento. Piccoli cambiamenti sono accettabili e, in certi casi, si rivelano come punti di forza del prodotto cinematografico. La bravura dello sceneggiatore risiede nella capacità di scoprire questi dettagli. No, la risposta non è stravolgere il finale cambiando il destino di alcuni importanti personaggi principali.

Andando più in profondità, scavando tra i più grandi errori possibili si arriva ad un nuovo cerchio dove è possibile incontrare una specie ancor peggiore, quella dei bestemmiatori. Avete presente quando uno dei personaggi del film che state guardando si lancia in lunghe riflessioni e lezioncine pseudointellettuali? Nel bel mezzo dell'arringa, il nostro 'eroe' la dice grossa, fornisce la sua personale e piuttosto discutibile interpretazione di una pietra miliare della letteratura. Con ordine: occhio sgranato, pelle d'oca, ghigno d'incredulità, desolazione.
Ci sono, poi, i più furbi, i più astuti, quelli che sanno che per portare al cinema il grande pubblico basti una strategica panoramica aerea di una città d'arte amata e visitata da turisti di ogni provenienza. Ecco, questi sono i
ruffiani.
Facile cadere nel tranello dell'ambientazione orgogliosamente tricolore, impossibile non farsi intrappolare dalla curiosità del chissà-come-lo-hanno-reso-sul-grande-schermo: rapidi pensieri che in meno di un minuto ti portano in coda al cinema e in una sala in attesa dell'inizio di Inferno, terzo adattamento dei fortunati thriller di Dan Brown. Ron Howard è confermato alla regia e Tom Hanks torna nei panni di Robert Langdon, già tanto vituperato nelle sue vesti cartacee. Con una partenza un po' confusionaria ma una prima parte nel complesso buona, il film, avviandosi verso un finale nettamente diverso dal previsto, riesce a rientrare in tutti i tre gironi precedentemente descritti con un protagonista che afferma che "la Divina Commedia fu scritta da Dante per fare colpo su Beatrice" e con ammiccanti paesaggi fiorentini e veneziani che intervallano le indagini di Langdon.

All'uscita dalla proiezione ho provato un grandissimo fastidio, non posso nasconderlo: tutto sembrava così superficiale, Zobrist risultava veramente un pazzo ed era ben lungi dall'essere tanto inquietante quanto nel libro. Dopo una serena riflessione di un paio di giorni ho compreso che, dopotutto, i peccati di Inferno non riusciranno - diciamolo drammaticamente - a condannarlo all'oblio. Il racconto funziona e, anche se si inceppa vistosamente in alcuni punti, riesce a procedere fino al finale senza deludere lo spettatore medio senza pretese. Consiglio di avvicinarsi al film con questa attitudine, senza pensare all'omonimo romanzo. Anche il finale cinematografico troverà un suo perché, una sua ragione che è strettamente legata alla necessità di un finale preciso e rassicurante. Manca quel brivido sinistro provocato dalle premonizioni di Zobrist ma, nonostante tutto, si viene coinvolti in una sfida di astuzia che può essere vinta solo a colpi d'intuizioni. ...e pazienza se, dando tre popcorn a questo film, commetterò qualche peccato: chissà, con un po' di stagionatura, potrebbe rivelarsi un ottimo guilty pleasure!

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