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"Licorice Pizza" di Paul Thomas Anderson

  Titolo: Licorice Pizza Un film di Paul Thomas Anderson con Alana Haim, Cooper Hoffman, Sean Penn, Tom Waits, Bradley Cooper, Benny Safdie, Maya Rudolph, Skyler Gisondo, John C. Reilly Genere: commedia, drammatico, sentimentale Durata:  133 min Anno:  2021 Voto: 5/5 ⭐ ⭐ ⭐ ⭐ ⭐ San Fernando Valley, 1973. Disarmata da dimostrazioni di inaspettata sicurezza e maturità da parte di un adolescente, l'annoiata assistente fotografa venticinquenne Alana Kane ( Alana Haim ) accetta - non senza riluttanza - di uscire a bere qualcosa con il divertito e divertente attore quindicenne Gary Valentine ( Cooper Hoffman ), suo insistente corteggiatore. Tra improbabili slanci imprenditoriali e bisticci per imprevisti e incomprensioni reciproche, l'insolita coppia si avventura per le strade pulsanti dell'immaginario californiano degli anni Settanta sempre in corsa contro il tempo, cercando di trovare il proprio percorso e scopo in un mondo sopra le righe. Ma sullo sfondo di eccentrici episodi d

"Still Alice" di Richard Glatzer e Wash Westmoreland



Titolo: Still Alice

Un film di Richard Glatzer e Wash Westmoreland con Julianne Moore, Alec Baldwin, Kristen Stewart, Hunter Parrish, Kate Bosworth

Genere: drammatico

Durata: 99 min

Ambientazione: Stati Uniti

Anno: 2014

Valutazione: 3,5/5


"Non sto soffrendo, io sto lottando. Sto lottando per rimanere parte della vita. Per restare in contatto con quello che ero una volta. Così: "Vivi il momento!", è quello che mi dico. È davvero tutto quello che posso fare! Vivere il momento!"



Questo film è tratto da Perdersi, romanzo di Lisa Genova (recensione)



I film sulla malattia non sono garanzia di qualità, nonostante l'argomento delicatissimo. Spesso le pellicole di questo tipo si limitano ad esporre disagi e sofferenze del protagonista collezionandoli impietosamente sequenza dopo sequenza. Si tratteggia così un ritratto dallo sguardo distaccato, distorto, manipolato. Ben pochi film hanno l'onore -e il merito - di non finire in questo infame contenitore. Come possono, quindi, salvarsi? Con un buon regista, una buona storia?

La risposta a questo quesito ha un semplice nome seguito da un cognome che ormai tutti abbiamo letto negli ultimi giorni: Julianne Moore. A 54 anni, dopo cinque candidature, ha conquistato uno dei più prestigiosi riconoscimenti per un attore: il premio Oscar per la migliore attrice protagonista. Ho letto molte discussioni riguardanti questo premio. Polemiche, lamentele: moltissime. Qual è la mia opinione? In tutta onestà, sarei stata molto felice se l'ambita statuetta fosse finita tra le mani di una Rosamund Pike che finalmente ha saputo dimostrare il suo talento. Sono, però, ugualmente soddisfatta della scelta fatta dall'Academy. L'Oscar alla Moore è stato il coronamento di un anno recitativo strepitoso che l'ha vista confrontarsi con generi e ruoli molto diversi (Hunger Games: Il Canto della Rivolta e Maps to the Stars).

Tratto dall'omonimo romanzo di Lisa Genova, Still Alice parla di Alice Howland, una donna che non si potrebbe definire come una perdente. Indipendente e decisa, la protagonista ha un marito che la ama (Alec Baldwin), tre figli ed è una stimata professoressa universitaria alla Columbia. La sua vita potrebbe perfino risultare invidiabile. Il suo presente è roseo ed i dispiaceri del passato sono stati offuscati da ricordi felici. Alla soglia della mezza età, però, il destino ha piani molto diversi ed improvvisi per Alice. Dopo alcuni fatti insoliti, infatti, le viene diagnostica un'insolita forma di morbo d'Alzheimer. Ogni suo giorno assumerà un diverso significato ed un inestimabile valore.
Si potrebbe parlare di questo film come di una semplice e banale pellicola sulle dinamiche di una delle malattie più spaventose. La regia non lascia certamente un'impronta visibile, capace di rendere perfetta ed incisiva ogni scena o inquadratura. Nel parlare di Still Alice, però, non bisogna considerare solo questo. Il cast è di buon livello e, in parte, non delude le alte aspettative. Alec Baldwin si riconferma sufficientemente nel ruolo di marito di un'attrice premio Oscar - ve lo ricordate in Blue Jasmine? Sì, c'era sempre lui - e Kristen Stewart... Kristen Stewart un po' mi ha stupito. Attenzione, non interpretate male le mie parole: i tempi monofacciali di Twilight non sono ancora lontanissimi. Tuttavia, la giovane attrice regala una prova convincente nei panni della terzogenita della famiglia Howland, la più ribelle ed in un certo senso la più lontana dalle speranze e dalle ambizioni di Alice.
Molto importante, anzi, centrale è, infatti, il tema del rapporto tra madre e figlia. L'avvento della malattia paradossalmente fa riavvicinare le due donne. Non si tratta di una riappacificazione per pietà, per compassione come si potrebbe credere. Si tratta di scoprire aspetti sconosciuti della propria personalità, trovare somiglianze, punti d'incontro. Non è un processo semplice e nemmeno pacifico. Alice non si arrende alla condizione di malata: vuole la sua dignità e vuole avere una voce propria. Lydia (Stewart) comprende la situazione e agisce di conseguenza. Non attenua le sue reazioni, non allestisce una fasulla prospettiva rose e fiori. Sprigiona tutte le sue contrastanti emozioni e le condivide fino all'ultima goccia con la madre, sempre più vicina ad un limbo tra il presente e il passato, tra attimi sfuggevoli e ricordi lontani.
Il film non rientrerà nella lista dei miei preferiti in assoluto, non sarà perfetto ma nella sua imperfezione sarà potente ed emozionante.
Buona visione :)
Trailer:



Migliore Attrice Protagonista - Julianne Moore

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