Titolo: L'incredibile viaggio del fachiro che restò chiuso in un armadio Ikea
Autore: Romain Puertolas
Data pubblicazione: 2014
Valutazione: 2,5/5
Quotidiani, siti web, blog e riviste di ogni tipo: la campagna pubblicitaria per questo libro ha letteralmente bombardato qualsiasi mezzo di comunicazione. Nelle ultime settimane, navigando su Goodreads, Blogger e su altro siti, il personaggio che ho più volte incontrato è stato sicuramente Ajatashatru, il bizzarro fachiro citato nel titolo e presente sull'allegra copertina dell'edizione italiana Einaudi.
Una curiosità, un interesse è, quindi, inevitabilmente nato in me. Chissà che cosa sarà accaduto a questo strano personaggio? Come è potuto finire dietro le ante di un mobile del più celebre colosso d'arredamento svedese? Gli interrogativi erano troppi e questo fatto, generalmente, è positivo: significa che, al 99,99%, la storia potrebbe essere capace di catturarmi. Attenzione, è lo 0,01% che ti frega!
Non voglio dilungarmi molto sulla trama, per questo motivo parlerò in maniera un po' più approfondita delle mie impressioni riguardanti questa lettura.
L'incredibile viaggio del fachiro che restò chiuso in un armadio Ikea si presenta come una serie di divertenti episodi ambientati soprattutto in giro per l'Europa. La lunga avventura del protagonista (dotato di un nome dalle mille e più variegate pronunce) inizia dall'areoporto di Parigi. Appena atterrato in una terra completamente sconosciuto, Ajatashatru prende un taxi con un'unica destinazione: Ikea.
Quello che accade dopo si può dedurre già dal titolo di questo libro di Romain Puertolas. Intrappolato in una sorta di prigione di legno, l'indiano girovagherà per il continente stellato e conoscerà da vicino le situazioni di alcuni personaggi più o meno sfortunati. Con questo espediente l'autore darà inizia ad una lunga riflessione sulla clandestinità e sull'immigrazione.
Fino a qui, tutto scorre liscio senza intoppi. Il tutto potrebbe sembrare anche molto 'innovativo': Puertolas affronta questa difficile tematica di attualità con leggerezza e simpatia.
Il problema, però, nasce e si aggrava, a mio parere, nella seconda parte di questo breve romanzo. Le riflessioni, che inizialmente potevano essere interessanti, diventano ripetitive, rindondati, scontate e addirittura superflue. L'intera vicenda e i rapporti tra i diversi personaggi passano completamente in secondo piano, - o meglio, a tratti scompaiono! - essendo continuamente intervallate da sempre più lunghi ed invadenti pensieri di Ajatashatru/Puertolas.
Per concludere, questo libro mi ha deluso abbastanza. Non saprei dire esattamente cosa mi aspettavo prima di avventurarmi tra i capitoli di questo romanzo, dopotutto ciò che spesso conta di più è lo stupore. Purtroppo, questo, nel mio caso, è mancato, completamente assente.
Alla prossima lettura ;)
-[ Fede
Veramente? Il titolo promette risate a crepapelle...
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