Titolo: 13th
Un film di Ava DuVernay
Genere: documentario
Durata:
Anno: 2016
Voto: 4/5
Gli Oscar 2016 sono ricordati anche per le dure polemiche che li hanno circondati - oltre che per una delle peggiori conduzioni di sempre. Sui social, infatti, nei mesi precedenti alla notte della premiazione spopolava l'hashtag #OscarSoWhite, protesta pacifica che evidenziava la totale assenza di candidati afroamericani nelle maggiori categorie. Ognuno - attore, regista o semplice persona comune - all'inizio del 2016 ha sentito la necessità di esprimere il proprio parere sulla vicenda.
La migliore risposta a tutto questo, però, è stata quella che i giornalisti nostrani e non hanno definito come "l'onda nera" del cinema, una serie di ottimi film che affrontano vicende fittizie o reali legate alla storia della comunità afroamericana statunitense.
Questa corrente ha coinvolti nomi importanti di Hollywood, influenzando diverse forme cinematografiche. Ava Duvernay ha scelto un documentario per dare voce alle sue riflessioni, e a quelle di un'intera comunità, a proposito del sistema carcerario degli Stati Uniti e del ruolo degli afroamericani nella società. Nasce in questo modo 13th, lungometraggio che si presenta come l'ideale continuazione di Selma, film della stessa regista uscito nelle sale nel 2014. La Duvernay torna così dopo due anni con racconti e immagini potenti che non lasciano scampo e che inquadrano perfettamente senza troppi eccessi la situazione attuale, inserendola in un percorso lungo più di un secolo.
A mio parere, l'aspetto più interessante di questo documentario non è semplicemente quello del suo riflettere sull'attualità e sulla situazione penitenziaria americana. Ho apprezzato molto la scelta di sviluppare il film a partire dall'analisi dello stretto rapporto che esiste tra i media - di qualsiasi tipo - e la realtà, un legame che inevitabilmente, nel bene o nel male, influenza la percezione degli avvenimenti. Si parte, quindi, con il controverso film muto Nascita di una nazione del 1915, discussa opera cinematografica che all'inizio del secolo scorso diede nuova vita all'organizzazione razzista del Ku Klux Klan. Spot pubblicitari e film come questo contribuirono, decennio dopo decennio, a costruire un'immagine negativa della comunità afroamericana. Ava Duvernay, insieme ad un essenziale gruppo di attivisti, tratta il tema con le giuste argomentazioni dimostrando di avere le giuste conoscenze per trattarlo.
"La schiavitù o altra forma di costrizione personale non potranno essere ammesse negli Stati Uniti, o in luogo alcuno soggetto alla loro giurisdizione, se non come punizione di un reato per il quale l'imputato sia stato dichiarato colpevole con la dovuta procedura."
13th come il XIII emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d'America che abolì ufficialmente la schiavitù contribuendo anche al mito degli USA come paese delle libertà. Un suo passaggio, però, lascia un discutibile spazio all'interpretazione. La schiavitù è stata abolita ma la "clausola" punizione di un reato rappresenta un'ambigua contraddizione. Questo documentario, distribuito da Netflix, affronta la problematica con un percorso espositivo approfondito e originale, capace di mettere duramente in discussione figure come quelle di Reagan e Nixon, coinvolgendo il neo-eletto Trump senza risparmiare qualche frecciatina anche ai Clinton.
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