Titolo: Split
Un film di M. Night Shyamalan con James McAvoy, Anya Taylor-Joy, Betty Buckley, Haley Lu Richardson
Genere: thriller
Durata: 116 min
Anno: 2016
Voto: 3/5
Split, un titolo semplice per un regista dal nome complicato. Un efficace termine inglese che, guardando su Google Translate, conta 27 possibili traduzioni. Le multiple personalità di Kevin Quack, protagonista del film, sono poche meno, 23, ma coprono ugualmente buona parte delle sfumature di significato del titolo. Divisione, spaccatura ma, in alcuni casi, anche fesso, stupido. Lo spunto di partenza si proponeva di esplorare in modo del tutto originale e non banale o caricaturale i misteri più contorti della psiche. Il regista M. Night Shyamalan sfrutta tutti questi aspetti per costruire un film che si configura come un punto di svolta, una ripartenza per una carriera non sempre alle stelle. Appassionati o no del genere, tuttavia, la curiosità per questo film non lascia scampo...
Il controverso regista statunitense non mi ha mai ispirato particolare simpatia. Sento già gli insulti dei più fervidi sostenitori. La mia antipatia è semplicemente - si fa per dire - legata all'aura da guru che M. Night ha creato un po' presuntuosamente intorno a sé, considerando che non nega il paragone con Hitchcock per i suoi numerosi cameo. Sì, è pur sempre una mia impressione. Resta il fatto che nel corso degli anni Shyamalan ha fatto non pochi scivoloni. Non fraintendetemi: ho apprezzato Il sesto senso e ho trovato più che curioso Unbreakable. Ho ancora negli occhi, però, quell'orrore - e no, non era un horror - de L'ultimo dominatore dell'aria.
Split, tuttavia, sembrava avere quel qualcosa in più capace di farmi finalmente cambiare idea. Innanzitutto James McAvoy, attore che apprezzo moltissimo e che trovo incredibilmente sottovalutato. E' proprio lui lo sfaccettato Kevin che, nel momento in cui la personalità di "Dennis" viene alla luce, rapisce tre giovani adolescenti. In due ore da assoluto protagonista, l'attore britannico, con i suoi gesti, la sua mimica e la sua voce, è la straordinaria anima di un film che nella sua prima parte riesce a mescolare abilmente diversi generi, tessendo una storia che gioca brillantemente con la suspense ed il mistero. A questa partita di chiari e scuri, proprio come negli scacchi, prendono parte anche validi personaggi secondari come la giovanissima Anya Taylor-Joy, l'unica in grado di dialogare realmente con Kevin, e la psichiatra che segue il protagonista, Betty Buckley.
Inquadrature claustrofobiche, primissimi piani fissi a cui non si può sfuggire, immagini che non lasciano scampo con il loro sinistro magnetismo. Questo film poteva continuare così, con la giusta tensione e curiosità per le vicende legate alle diverse personalità. Ciò che non ho ben capito e che, probabilmente, mi suggerisce una seconda visione è la svolta fumettistica. Quella sovrannaturale, in parte, mi ha convinto, mentre quella fumettosa decisamente meno lasciandomi non poco perplessa: ho avuto l'impressione che si sia voluta mettere troppa carne al fuoco. Pure il finale, in linea con quanto appena detto, non mi ha entusiasmato: si vuole creare una continuity stile Marvel Cinematic Universe? Uhm, molto uhm...
Ecco, per quanto mi riguarda, questo ultimo lavoro di Shyamalan rispecchia un po' il mio rapporto con la sua filmografia: sembra sempre di essere sul punto di riscoprirla, di apprezzarla pienamente fino a quando, nel momento migliore, all'improvviso si trova un impedimento che impedisce l'idillio.
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